“L’amore puro. Non domani Oggi”

 

Firenze 2 luglio 1949, Italo. Tecla, Chiesa San Jacopino.

Firenze 2 luglio 1949, Italo. Tecla, Chiesa San Jacopino.

 

“Con Italo camminammo lungo la lunga striscia di spiaggia del Lido. Era inverno. E’ lì che mi dette il primo bacio. Il bacio più bello della mia vita. Io Italo l’ho amato“.

Ti guardo, nonna, mentre sei a letto con poche forze sulla pelle ma ancora voglia di parlare. Forse di raccontarmi una realtà diversa da quella che ho sempre avuto davanti agli occhi, da quella che credevo di conoscere. Mi chiedo se stai vaneggiando, se stai davvero parlando di lui. E mi imbestialisco perché forse, tutto questo, non glie lo hai mai detto. Aspetti di morire, tra qualche giorno, qualche ora e solo adesso trovi il coraggio di farlo, adesso che speri che qualche briciolo di miracolo porti la tua voce fino a lui, seppellito sette anni fa, a 94 anni.

 

Ti guardo, nonna, mentre sei a letto con poche forze sulla pelle ma ancora voglia di parlare. Forse di raccontarmi una realtà diversa da quella che ho sempre avuto davanti agli occhi, da quella che credevo di conoscere. Mi chiedo se stai vaneggiando, se stai davvero parlando di lui. E mi imbestialisco perché forse, tutto questo, non glie lo hai mai detto. Aspetti di morire, tra qualche giorno, qualche ora e solo adesso trovi il coraggio di farlo, adesso che speri che qualche briciolo di miracolo porti la tua voce fino a lui, seppellito sette anni fa, a 94 anni.

Se li portava un gran benone il nonno le sue primavere. Ben 19 più delle tue, quando eri ancora giovane e sognavi una vita bellissima. Non hai mai smesso di farlo, non lo fai neppure adesso che i respiri si fanno corti e il tempo è unabelva che ti mangia viva. Ti succhia i minuti che tu vorresti fermare, per rimanere ancora un po’ qua, vicino a noi.

 

Non ti ci vedevo ad amare un uomo. Tu piuttosto eri ansiosa di vita, da mordere, addentare, affamata. Non hai mai smesso di avere fame, neppure ora che deglutire un boccone è diventato impossibile. Continui a guardare avanti anche se non cammini più ma sei convinta che domani lo farai di nuovo. I tuoi occhi scuri come le migliori castagne d’autunno mi guardano e non hanno veli addosso. Solo qualche anno in più. Mi parli di amore. Come se non ce ne fosse solo uno ma un’infinità che elencarli tutti parrebbe solo ardua impresa.

Mi racconti di quando eri giovane e ti eri innamorata di un uomo più grande di te e che Firenze, la tua Firenze era una città troppo piccola per chi ama il mare. Per chi ha voglia di libertà. Palazzi troppo alti, strade strette, troppe ombre per chi come te cercava il Sole.

 

Lo fai anche questo pomeriggio mentre dal letto getti occhiate fuori dalla finestra e provi a spiegarmi come si fa la maionese. Ci metti dentro tutta la tua gestualità insieme alle parole che con te non sono mai troppe. Mi stai spiegando la ricetta un passo dopo l’altro mentre all’improvviso ti dico che mi sposerò, che questo è unsegreto che rimarrà solo nostro. Non è vero che lo farò ma meriti di vedermi felice, prima di morire. Così non sarai preoccupata per me mentre abbassi le palpebre e dormi sonni infiniti. Mi chiedi di scrivere un libro, il “tuo” e hai voglia di parlare anche con il fiato stretto, hai voglia di raccontarmi di te. Io ti ascolto come forse non ho mai fatto e ti vedo uguale e diversa. Sembra che stia per spiccare il volo, tu che ci hai sempre provato senza riuscirci davvero.

L’eterna seconda, un po’ come me. Donna speciale. E unica. Rara. Difficile, forse. Con grandi sogni e gambe che hanno camminato ma mai corso per andarseli a prendere. Come se ci fosse sempre stato un giorno davanti in più per farlo. Aspettavi domani. In questo pomeriggio invece mi guardi e mi dici di “battere il ferro finché è caldo e di fare oggi quello che potrei fare domani“. Sorrido perché penso che i vecchi detti nascondono grandi verità. Lo farò, ti prometto. Promessa da marinaio, perché in realtà ho sempre aspettato domani e il ferro è ghiacciato come se la temperatura fosse sotto lo zero e anche di più. Colpa mia se – come te – sono sempre seconda, se il traguardo lo vedo avvicinarsi ma non taglio mai la linea dell’arrivo.

Ti ascolto. E penso. E ti ascolto ancora. Torni a parlarmi del nonno. Di un amore puro. Sporcato dalla vita, dagli eventi, da parole non dette. Appoggiavi tazze di caffellatte e savoiardi sul tavolo e non gli dicevi ti amo. Lo chiamavi “Italo“, con tono severo quando c’era da rimproverarlo perché passavi lo straccio umido sul pavimento e lui lasciava sul marmo di casa lunghe pedate. I tuoi occhi severi non li scordo, nonna. E non scordo neppure quelli che brillavano di lacrime, quando ridevi ed eri felice.

E’ complicata la vita che oggi ha il tuo sguardo. Lo sento poggiarmisi addosso, come per insegnarmi qualcosa. Mi lascio carezzare dai tuoi racconti, da quell’amore puro che anche io oggi provo. E non sono disposta ad accantonare da nessuna parte. Non lascerò i “ti amo” chiusi in un cassetto, non mollerò i sogni al traguardo.

Ho comprato le scarpe da corsa. Le infilo, mentre penso a te, al nonno, al vostro bacio sulla spiaggia. Il più bello della vita. Il cuore batte, mentre corro. Tu chiudi gli occhi e io inizio il mio percorso. Per la prima volta guardo avanti. Non domani, oggi.

https://www.facebook.com/simonabellocci

 

“L’amore puro. Non domani Oggi”ultima modifica: 2022-04-11T16:44:39+02:00da cri1950
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