Il no alla mafia di Don Ciotti: “Meno leggi ma più legge”

Il no alla mafia di Don Ciotti: “Meno leggi ma più legge”

Inaugurata a Firenze la Festa nazionale di Libera. Don Ciotti chiede di rivedere il nuovo codice antimafia, all’approvazione il prossimo 15 agosto

di Simona Bellocci

 

“La lotta alla mafia non si fa in Sicilia. La lotta alla mafia si fa a Roma, nel parlamento italiano” – così Don Luigi Ciotti ha aperto la Festa Nazionale di Libera a Firenze “urlando” dal palco allestito alla Fortezza Da Basso il suo no alla criminalità, alla corruzione, alle organizzazioni mafiose. L’ha fatto con la sua solita enfasi, con quel carisma che lo contraddistingue da sempre. L’ha fatto con il cuore e con il cervello, di fronte a tanti giovani, a tante persone che hanno risposto con un battito di mani prolungato. Un battito di mani che era “voce” e “silenzio”. La voce di chi ha voglia di farsi sentire, il silenzio rispettoso per quelle vittime della mafia che hanno perso la vita per un’ideale, per un paese migliore. Per la legalità. Per il rispetto delle regole.

Vittime come Boris Giuliano, il capo della squadra mobile di Palermo assassinato il 21 luglio 1979 dal mafioso Leoluca Bagarella, che gli sparò sette colpi di pistola alle spalle. A ricordarlo a Firenze, nel 32esimo anniversario dalla scomparsa c’era la figlia Emanuela, sul palco vicino al sindaco di Firenze Matteo Renzi, all’assessore regionale Gianni Salvadori ed al presidente della provincia di Firenze Andrea Barducci. “Mio padre era un investigatore straordinario – ricorda Emanuela Giuliano – un investigatore che ha dedicato la propria vita a combattere la mafia ma che non ha mai dimenticato di essere un uomo, un padre. Fino a qualche anno fa mi chiedevo quanto avrebbe potuto vivere mio padre se non fosse stato così ostinato nel suo lavoro. Vivere fino ad ottant’anni di compromessi o morire a quaranta, seguendo i propri ideali?” Un filo di commozione le tradisce la voce mentre rivela: “Oggi ho la risposta”.

Una convinzione, quella di Emanuela, seguita da un lungo, lunghissimo caloroso applauso diventato un’ovazione quando Don Luigi Ciotti ha detto: “Abbiamo bisogno di meno leggi ma di più legge – rincarando poi la dose – la politica deve assumersi questa responsabilità. L’ha ribadito il presidente nazionale di Libera ricordando anche che oggi in commissione Giustizia della Camera era in discussione il nuovo codice antimafia, sul tavolo di approvazione il prossimo 15 agosto. “Il grido che lanciamo da Firenze e’ di fermarsi a riflettere e approfondire le tante criticita’, perche’ se il testo fosse approvato cosi’ sarebbe un’occasione persa e farebbe fare un passo indietro nella lotta alle mafie nel nostro Paese – ha spiegato Don Ciotti. Uno dei punti critici e’ che le misure di prevenzione sui beni confiscati danno di fatto agli amministratori locali la facolta’ di vendere tali beni per ripianare i debiti”.

L’ha “urlato” ancora una volta Don Luigi Ciotti, ribadendo più volte che la lotta alla mafia la si deve fare a Roma, a New York, a Bruxelles e che questa lotta la si deve fare con la legge. Si è alzato forte il vento, in Fortezza, a Firenze. Come se il vento volesse dare ancora più forza alle parole. E propagarle in quella città che il sindaco Renzi ha definito “capitale della legalità”, in nome delle vittime della mafia di Via dei Georgofili, sulla pelle di quei giovani che ogni anno lavorano nei campi confiscati alla mafia, come ha voluto ricordare anche l’assessore regionale Gianni Salvadori.

Quella cultura della legalità che la Toscana sta cercando di portare avanti da anni. “La cultura è la sveglia delle coscienze – ha detto ancora Don Ciotti – e se vi dicono che la cultura non dà da mangiare rispondetegli che voi avete fame di cultura”.

Da questa fame, da questo bisogno, parte la Festa di Libera. Da questa fame di cultura e legalità parte l’impegno di chi da Firenze come da tutta Italia dice no alla mafia.

21/07/2011

 

 

 

Il no alla mafia di Don Ciotti: “Meno leggi ma più legge”ultima modifica: 2011-07-21T23:53:51+02:00da cri1950
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