Salve Fratelli bloggers,
camminare fa bene alla salute,
come nuotare e mangiare sano,
quindi non perdiamo tempo e tuffiamoci in un’altra avventura.
Andiamo verso L’Isola Di Montecristo.
UBICAZIONE.
Nel mar Tirreno, nell’arcipelago Toscano ( provincia di Livorno ),
quasi alla stessa distanza dal continente e dalla Corsica.
La Riserva Naturale Statale Isola di Montecristo
Montecristo
La riserva naturale tutela l’intera omonima isola (1.039 ettari) dell’Arcipelago Toscano (Comune di Portoferraio – Livorno).
Informazioni per la visita
Gestione:
Corpo Forestale dello Stato
Via Bicocchi, 2
58022 (GR)
Sito web:www.islepark.it
Cartolina Vecchia
L’isola ha una struttura granitica e una costa molto frastagliata, con lunghi tratti di scogliera a picco. Come tutte le isole dell’Arcipelago Toscano, è punto di approdo di numerose specie di uccelli migratori ed ospita esemplari di rapaci e gabbiani. Il mare intorno all’isola, riserva naturale marina nel raggio di tre miglia, è popolato da tonni e foche.
I primi a mettere piede sull’isola furono probabilmente gli uomini di Neanderthal, ma nonostante ciò una vera e propria presenza umana stabile si è avuta solo all’epoca degli Etruschi, che la frequentavano per approvvigionarsi di legname da usare nelle loro fucine. Fenici, Cartaginesi e Liguri la usavano come scalo temporaneo durante la navigazione, mentre i Romani la visitavano per fare incetta di granito. La natura impervia e inospitale e le difficoltà a trovare un approdo scoraggiarono comunque insediamenti stanziali. I Greci furono i primi a dare un nome all’isola, battezzandola “Ocrasia”.
Nel 445 d.C. l’isola divenne il rifugio di San Mamiliano, vescovo di Palermo in fuga dalla persecuzione di Genserico, re dei Vandali. La leggenda vuole che il santo sconfisse il drago che abitava l’isola consacrandola al cristianesimo e cambiando il suo nome da “Montegiove” (così la chiamavano i Romani) a “Montecristo”. I seguaci di Mamiliano frequentarono l’isola da eremiti. Quando Papa Gregorio I li ordinò benedettini, intorno al Seicento, costruirono un monastero. Nel XIII secolo l’autorità del monastero di Montecristo si era allargata a buona parte della Toscana, della Sardegna e della Corsica. L’isola, però, divenne ben presto meta delle razzie dei pirati e il monastero decadde. Si dice che il pirata turco Dragut riuscì a trafugare il tesoro dei benedettini nel 1553, mentre altri sostengono che sia ancora nascosto in qualche anfratto dell’isola.
Nel 1860 l’isola fu annessa al Regno d’Italia e nel 1889 venne affidata al marchese Ginori, che la trasformò in una riserva di caccia e ristrutturò la villa che era stata costruita tempo prima sulla Cala Maestra. Nel 1971 l’isola tornò nelle mani dello stato nell’ambito del programma di conservazione delle riserve naturali e attualmente fa parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Da allora l’isola è una riserva sia terrestre che marina ed è inaccessibile per semplici turisti. Si può visitare solo prenotando una delle escursioni organizzate dal Corpo Forestale di Follonica o alcune gite appositamente organizzate d’estate dall’Isola del Giglio.
Nel periodo estivo molte compagnie di navigazione private
Il Famoso libro scritto da Dumas
Il castello
Barca che va verso Montecristo
ARTIODATTILI
Capra di Montecristo
La specie selvatica originaria presenta amplissima diffusione:
Asia Minore,
Caucaso, Turkestan russo, Iran, Belucistan,
Sind occidentale e India.
Le popolazioni di alcune isole greche del Mediterraneo centro-orientale (Creta, Cicladi, Sporadi)
sono considerate frutto di introduzione da parte dell�uomo della forma selvatica e di capre gi� oggetto di domesticazione. Popolazioni di capre domestiche rinselvatichite vivono in alcune zone europee, come nel Regno Unito.
www.fogato.com/
In Italia è presente unicamente sull’ isola di Montecristo
(Arcipelago toscano, Tirreno centrale)
e tale popolazione ircina rappresenta
l’unico esempio nel nostro Paese di capre viventi alla stato interamente selvatico da epoca antica.
Anche per oggi è giunta l’ora del nostro rientro.
Vi auguro una serata splendida e salutando, vi lascio una nuova ricetta toscana.
Grazie della compagnia e mi raccomando vi aspetto. Alla prossima..
Cri
Ribollita
Ingredienti per 6/8 persone
Pomodori 5
Pane raffermo gr.300
Fagiolini cannellini secchi gr.500
Cavolo nero gr.400
Cavolo verza gr.300
Cipolla 1 Porro 1 Sedano 2 costole
Carote 2
Aglio 2 spicchi
Pepolino o timo 1 rametto
Olio extravergine 1 Bicchiere
Sale e Pepe
1. La cottura dei fagioli deve essere fatta a fuoco bassissimo in modo che l’acqua “frema”.
Questo perché se la cottura viene fatta sostenuta i fagioli si rompono vengono svuotati e rimangono quasi tutte bucce.
L’acqua dev’essere abbondante (lt.2-3) e condita con 2
cucchiai d’olio, 1 pomodoro, 1 spicchio d’aglio ,
salvia e sale
2. Il cavolo nero dev’essere privato delle costole etagliato a listarelle così come il cavolo verza.
3. Il pane toscano dev’essere tagliato a fette alte 1 cm e raffermo per una settimana.
4. Preparare la ribollita il giorno prima della consumazione.
Procedura
In un grande tegame (possibilmente di coccio) mettete a rosolare il trito della cipolla e dell’aglio.finemente quindi unire i pomodori spezzettati, pepolino , sale, pepe ed i cavoli Una volta imbiondito aggiungere il porro il sedano e le carote il tutto affettato molto tagliuzzati. Far appassire tutte le verdure.
Prendete ora i fagioli cotti mettetene circa un quarto da parte e passare il resto dentro l’acqua di cottura. Aggiungete tutto questo passato alla zuppa. Fate cuocere per circa un’ora e comunque quando il cavolo nero sarà ben cotto.
Quando sarà tutto pronto aggiungete i fagioli interi messi da parte; far cuocere ancora qualche minuto, la preparazione dovrà risultare piuttosto liquida.
Affettate il pane e sistemarlo sul fondo su due strati. Al momento di servire riscaldare a fuoco basso e con il coperchio.
Assolutamente niente formaggio. Aggiungere, una volta servito nei piatti , un filo d’olio extravergine d’oliva.