TESCONI FOTOGRAFA IL MALE DI VIVERE

A FIRENZE LA MOSTRA “NON LUOGO”

di Simona Bellocci

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L’obiettivo dell’atleta è entrato nelle “case dei matti”, negli ex manicomi di Toscana, Lazio ed Emilia Romagna. L’argento olimpico a Londra 2012 nel tiro a segna racconta la pazzia e il dolore dell’animo umano

Quando si dice campione non solo sul campo. E’ il caso di Luca Tesconi, il tiratore di Pietrasanta, argento olimpico a Londra 2012 ma anche pittore e fotografo. Con il suo obiettivo Tesconi ha indagato, scatto dopo scatto, l’animo umano. Quello più controverso, sofferto, labile. Ha portato l’occhio della sua macchina fotografica nelle “case dei matti”, come le chiamavano un tempo. E’ entrato di soppiatto negli ex manicomi di Toscana, Lazio, Emilia Romagna.

Stanze abbandonate, oggetti, cartelle cliniche. Medicine. L’atmosfera decadente di un luogo che non c’è più. Un “Non luogo” appunto, come lo definisce l’atleta nel titolo della sua mostra che aprirà il 15 febbraio a Palazzo Medici Riccardi, a Firenze. Un’esposizione che arriva dopo quella tenutasi a Pietrasanta lo scorso marzo.

Tesconi porterà nel cuore del capoluogo toscano foto che sembrano quadri, quasi a rilievo. Sensazioni che sembra di toccarle, stanze che le guardi e ti trascinano dentro, in un’epoca, un’atmosfera, nella sofferenza dell’uomo. Dolore che avverti negli aghi delle siringhe, nei graffi profondi sulle pareti, in quelle scritte a caratteri cubitali che campeggiano come fantasmi sui muri. Con la vernice e un pennello i matti hanno raccontato il loro dolore, la solitudine, l’inferno che si vive quando si sta male e del quale non ti liberi.

Ti sbatte in faccia l’angoscia Tesconi, senza filtrarla, nuda e cruda, così com’è. L’atleta ha viaggiato per giorni dentro le stanze del “male”, di nascosto, senza chiedere permesso. “Mi sono trovato in questi luoghi enormi e tutti uguali – ci racconta. Le porte murate, le finestre sbarrate. Un giorno all’interno di un manicomio, dopo sei ore di scatti, non trovavo più l’uscita e il telefonino, come in un film horror, non riusciva a prendere la linea”.

L’argento olimpico del tiro a segno – rivela poi – che la passione per la fotografia è nata ancor prima di quella per lo sport. “Ero in seconda superiore quando i miei genitori mi hanno regalato la prima reflex. La voglia di fare questo viaggio dentro i manicomi è nato perché quando ero piccolo mio padre, che di lavoro faceva il rappresentante farmaceutico, si trovava spesso a Maggiano, da Tobino. Mi raccontava dei “matti”, tutti in fila davanti al carrello delle medicine come zombie. Crescendo ho letto libri, ho scoperto quel mondo difficile. Ogni manicomio che ho visitato mi ha lasciato dentro un grande senso di angoscia e di solitudine”.

Quelle stesse sensazioni si ritrovano dentro le sue foto che sono arte e sono vita. Tesconi è riuscito un’altra volta a fare centro, a colpire il bersaglio. Quello dell’animo umano. Controverso, difficile, a volte impenetrabile. I suoi scatti sono un pugno allo stomaco e ti portano dentro un mondo che le parole difficilmente spiegano. Le foto, invece, sono inequivocabili. Dietro gli scatti non c’è nessuna “medicina” che alteri il vedere e il sentire. E’ tutto lì. E c’è solo
il male. Nei non luoghi dove la sofferenza regna sovrana.

Luca Tesconi. fotografia, Solitudine foto Tesconi,

Luca Tesconi. fotografia, Solitudine foto Tesconi,

 

 

 

TESCONI FOTOGRAFA IL MALE DI VIVEREultima modifica: 2014-02-11T13:06:35+01:00da cri1950
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