“Simona”

 

 

 

Simona e Mister Mondonico

Se la mia vita roteasse solo intorno ai miei ragazzi allora potrei reputarmi una donna fortunata. Non fanno uso di droghe, non bevono,frequentano buone compagnie e per fortuna ambedue lavorano. Il piccolo ( 28 anni) è un carattere più chiuso della sorella e se lei è un libro aperto lui si apre più lentamente.Stasera sono assieme ad assistere e a sostenere la loro squadra del cuore.La Fiorentina. Chissà come sono felici. Hanno vinto questo anticipo per una rete a zero.Lui solo ed esclusivamente tifoso verace. Lei abbina l’amore per la squadra anche al lavoro.Quando dalla sua penna escono articoli colorati di “viola” lo fa anche con cuore…………….

 

 

 

 

Mondonico, ciao Firenze e forza viola sempre

 

Quel “Mondo” che ti aspetti, quell’uomo di Rivolta d’Adda con il cuore legato alla Fiorentina e che, una volta la settimana allena una squadra di dipendenti da cocaina

di Simona Bellocci

 

Sono le nove della mattina del 3 dicembre quando Emiliano Mondonico torna a Firenze. Dopo tre anni dal suo addio ai viola. E non torna, ovvio, per la Fiorentina, ma per un convegno sul doping a Coverciano, torna per parlare ai giovani.

Si alza alle sei del mattino, corre a Firenze. Parla ai ragazzi e poi di nuovo riprende il viaggio per Cremona. Gli allenamenti in vista della gara di Coppa Italia sono nel primissimo pomeriggio.

 

E prima di uscire dalla porta della Sala Conferenze del Museo del Calcio si rivolge alla platea di giovanissimi e chiede: – “Concedetemi di salutarvi a modo mio. Forza viola sempre”. Sono queste le ultime parole del Mondo a Firenze, di uno che la Fiorentina ce l’ha nel cuore e non stampata sulla maglia per contratto. Uno che quando afferma che la Fiorentina fa parte di lui come l’acqua che beve o la città in cui vive dice la verità. E non lo fa per risultare simpatico o benvoluto, Mondonico è sempre stato un personaggio complesso, senza peli sulla lingua, spesso a suo discapito.

 

Non proviamo a immaginare cosa abbia provato nel tornare nella città dove ha realizzato il suo sogno più grande: allenare la squadra del cuore, la Fiorentina. Lui che viveva davvero solo per la sua squadra, che passava il suo tempo allo stadio, che portava a Firenze i suoi “famosissimi” salami per mangiare insieme ai suoi ragazzi, allo staff, ai magazzinieri. Un uomo di cuore prestato al calcio, ad uno sport che negli ultimi anni ha scritto poche pagine di valori e tante di business, scandali e scorrettezze.

 

E invece Mondonico è uno che il calcio lo ama davvero, perché è uno che crede ancora nello sport e nei suoi valori. Non lo dice mai ai quattro venti il mister di Cremona ma una volta la settimana , allena una squadra di persone dipendenti da alcol e cocaina. E lo fa non al Meazza o al Franchi ma al campetto dell’oratorio di Sant’Alberto, a Rivolta d’Adda. Nessun clamore, nessun titolo sui giornali, nessuna televisione è lì a riprendere quel calcio. Nessuna telecamera mobile a realizzare primi piani sui volti della rosa di Mister Mondonico: 24 ragazzi e ragazze colpiti dalla dipendenza da alcol e che ogni giorno scendono in campo per giocare una sfida con se stessi, ma con l’aiuto degli altri. Con la forza della squadra.

 

Mondonico saprà insegnargli l’amore per il calcio e per la vita, senza false parole e soprattutto senza proclami. Come ha fatto al convegno di Firenze, quando davanti a 200 ragazzi ha parlato di doping, senza prediche o falsi moralismi. Ha raccontato loro la sua esperienza su un tema scottante come avrebbe fatto un padre con i suoi figli e poi ha detto – “Ho paura, di svegliarmi domani mattina e scoprirmi malato per le pasticche che mi hanno dato quando ero un giovane calciatore di venti anni”.

 

Poche parole chiare, vere, che colpiscono per la plateale sincerità con cui sono state pronunciate. E come quel “Forza viola sempre” che il mister ha usato ieri, salutando i ragazzi. Lo stesso che aveva pronunciato lasciando Firenze dopo la rottura insanabile con i Della Valle, lasciando l’Hotel Sheraton dove risiedeva con in mano una giacca e un maglione. Nient’altro. I suoi sogni viola son rimasti qua, a Firenze.

 

 

 Fabio Quagliarella

 

Quella volta… con Quagliarella… ai Gigli

 

Passioni , sogni e curiosità sul nuovo idolo del calcio italiano che nel 2002 ha vestito la maglia della neonata Florentia Viola. Dal suo arrivo a Firenze fino a quella volta che ha passato un intero pomeriggio alla ricerca di una mega confezione di nutella. La storia di un ragazzo semplice che ce l’ha fatta

 

di Simona Bellocci

Era il settembre del 2002 quando Fabio Quagliarella, l’attaccante che sta facendo sognare tutta l’Italia con i suoi goal, arrivò a Firenze. Con tanti sogni nella valigia ed altrettanta voglia di sfondare. Il giocatore di Castellammare di Stabia, oggi ricercatissimo da tutti i più grandi club di serie A è stato uno degli atleti che ha vestito la maglia viola, proprio nell’anno della neonata Fiorentina o meglio, Florentia Viola di Della Valle. Fu Giovanni Galli a volerlo a Firenze, quando il club toscano era ancora tutto da costruire. Bastava sedersi ai tavolini dello storico Bar Marisa nel Viale Fanti, di fronte all’entrata della tribuna dello stadio, per vedere arrivare i giocatori con gli indumenti e le scarpette da calcio nelle borse di plastica. Faceva quasi sorridere trovarsi di fronte i nuovi idoli viola, in gran parte prelevati dalla ex primavera della Fiorentina, con quelle borsette di fortuna, senza un logo, senza il mitico giglio viola. Eppure era tutto tristemente vero perché a Firenze, come dopo un tragico terremoto, quale era stato il fallimento della Fiorentina, non erano più rimasti nemmeno i borsoni per i giocatori. Inizia così l’avventura dell’attaccante campano, in una atmosfera forse un po’ surreale ma in fondo gioiosa e piena di speranza, la speranza di ogni giocatore di poter contribuire al progetto dei Della Valle per ricostruire una nuova Fiorentina. Un’avventura iniziata bene per Fabio Quagliarella, che la Fiorentina aveva prelevato in prestito dal Torino e che sotto la guida iniziale di Pietro Vierchowod si era fatto notare. Un bellissimo goal nella gara in trasferta a Gualdo Tadino tanto che i tifosi gli dedicarono da subito un coro– ” non è un brasiliano però..che goal che fa…Quagliarella…” .

 

Eh sì, non sbagliavano i tifosi della Fiesole Fabio Quagliarella è uno che i goal li sa fare, e davvero bene. Lo ha dimostrato nella buona stagione a Chieti, seguita da altri risultati positivi ottenuti ad Ascoli e Torino fino ad arrivare alla splendida stagione appena trascorsa alla Sampdoria. Un ragazzo semplice il nuovo idolo del calcio italiano, un ragazzo fortemente legato alla famiglia, un atleta con pochi grilli per la testa e che dimostra sul campo, giorno dopo giorno tutto il suo valore. Me lo ricordo ancora, con il suo onnipresente sorriso correre irrequieto tra gli scaffali del Centro commerciale I Gigli, a Campi Bisenzio, in compagnia del del suo ex compagno di squadra e coinquilino Francesco Scotti. Ma che ci faceva il Fabio nazionale ai Gigli? Era alla ricerca della nutella. Un pomeriggio intero passato con l’allora talentuoso attaccante della Florentia a cercare la mega confezione di Nutella, mentre il portierino viola Scotti si limitava a cercare le spugne naturali per il bagno. Scotti a differenza dell’attaccante di Castellammare era un giocatore che seguiva passo passo i dettami riguardo alla dieta “imposta” dall’allora allenatore Alberto Cavasin, succeduto a Viervhowood. Un vero e proprio diktat alimentare che Quagliarella non riusciva a seguire. Era un ragazzo ligio alla vita dell’atleta: non beveva, non fumava…ma alla nutella no, proprio non ci poteva rinunciare. Ed alla fine tanto male non deve avergli fatto visti i risultati.

 

Sta di fatto, che contrariamente a Vierchowood e Giovanni Galli, Alberto Cavasin non ha dimostrato di saper e voler credere nel valore del promettente attaccante, decidendo di lasciarlo andare via da Firenze con la primo mercato di gennaio.

 

Peccato. La Fiorentina ha perso un grande campione, dentro e fuori. Ha perso un ragazzo che sa fare spogliatoio, un ragazzo propositivo e che ha dimostrato di avere le giuste qualità e la stoffa del campione. Un giocatore cresciuto a calcio e nutella e che ha dimostrato che il lavoro, la semplicità e la dedizione sono le giuste armi per sfondare. E lui le ha tutte. Fantasia, umiltà e talento innato.

 

Se chiudi gli occhi ti sembra di vederlo ancora uscire sorridente dallo stadio Franchi, pronto a sognare un futuro speciale. E quel momento speciale, quel futuro speciale oggi è arrivato, lontano da Firenze, ma è arrivato. Un futuro costruito con le traiettorie dei goal, con la classe innata ma soprattutto con la passione che traspare dai suoi occhi ogni volta che scende in campo. Ed oggi scende sul terreno da gioco non più la promessa del calcio italiano, non più il promettente attaccante, oggi quel giovane ha un nome ed un cognome che tutti conoscono: Fabio Quagliarella, una promessa mantenuta.

Articoli ripresi su www.intoscana.it

 

“Simona”ultima modifica: 2008-04-19T23:53:00+02:00da cri1950
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