Fanny si era seduta con le spalle appaggiata ad un pattino rosso per il salvataggio del Bagno Sirio. Il vento di libeccio soffiava così forte da sollevare la sabbia e formare una cortina di “nebbia. I lunghi capelli raccolti alla meglio con un elastico e gli occhi protetti da un paio di deliziosi occhiali firmati DG. Amava Fanny portare a spasso Gregorio quando la battigia era una lunga lingua deserta. L’aria che le penetrava dalle narici era talmente fredda che dava la sensazione di aver mangiato una caramella alla menta forte. Amava il mare d’inverno e proprio in quel delizioso stabilimento balneare aveva conosciuto il “padrone ” di Gregorio. Due anni prima Fanny era solita al mattino presto dedicare un’ora a se stessa, prima di rinchiudersi in casa per prepararsi alla tesi di medicina veterinaria e, correndo riusciva a scaricare lo stress. Quel mattino quando inforcò la bici le strade erano deserte, arrivò in passeggiata lasciando a una rastrelliera la sua spider gialla, incamminandosi verso l’entrata del primo stabilimento al confine con Viareggio. Il mare mosso nella notte aveva lasciato sull’arenile una caterva di conchiglie di tutte le dimensioni, ma non aveva il tempo quel mattino per raccoglierle come era solito fare. Dalla tasca della tuta blu prese la piccola radiolina a pile, vi inserì le cuffiette mettendole nelle orecchie e sintonizzandosi sul canale a lei preferito. Iniziò a camminare con un passo abbastanza veloce, voleva arrivare a Fiumetto e il percorso non era certo breve.Quando fu quasi a metà tragitto si ritrovò senza neanche accorgersi distesa a terra abbracciata a un “Labrador” < Ma lei è normale , mi dica le sembra giusto lasciare questo carrarmato senza guinzaglio>. Eugenio cercò di sollevarla ma per poco non prese una “manata”.< Mi scusi, ci scusi noi siamo due giocherelloni e non pensavamo di trovare lei nella nostra traiettoria>. Mi presento mi chiamo Eugenio e lui è Gregorio. Fanny si sentì spiazzata difronte alla faccia tosta di quel ragazzo che poi visto meglio apparteneva anche a una bella “razza” di bipede.< Possiamo offrirle qualcosa? Un the, un caffè, me?…scusi era una battuta. <Posso sapere come si chiama?> Voleva fare l’arrabbiata ma non ci riuscì. <Fanny mi chiamo Fanny>. <Lorenzo, un mio amico ha la sorella che si chiama come te>. < Lorenzo? Conosci Lorenzo, ops scusa ti ho dato del tu > Non dirmi che sei sua sorella esclamò il bel bipede! Il mondo è piccolo esclamarono ridendo i due ragazzi che nel frattempo si erano scordati di Gregorio che, approfittando di quella libertà, stava tornando verso di loro “fradicio mezzo” dopo una salubre nuotatina nell’acqua gelida.< Scusami Fanny ma devo scappare ad asciugare questo rincitrullito. Ci vediamo domani qui, ok? Non farmi il bidone Fanny sorella di Lorenzo.> Lei lo guardò allontanarsi con quel cane che sembrava appena uscito da una lavatrice senza centrifuga e le sembrò di conoscerli da una vita. L’indomani, come un orologio svizzero, ripercorse quel tratto di mare e in quell’angolo di “eden” trovò i suoi due uomini ad attenderla. Ancora oggi le loro vite si appartengono e non potrà mai ripagare Gregorio per averli fatti incontrare, con una mossa che non sarebbe venuta in mente nemmeno a Cupido nell’Olimpo!
“Vento di libeccio”
“Vento di libeccio”ultima modifica: 2008-01-31T19:19:00+01:00da
Reposta per primo quest’articolo