Tore

Tore quella mattina si sveglio’ nel lettone grande della mamma, la notte era stato svegliato, fatto alzare dal suo lettino e ancora in pigiama portato a casa dei nonni che abitavano a pochi isolati. Sua mamma aspettava un bambino, quel fratellino che per lui era solo una novità neanche molto gradita. Sentiva in cucina il cicalio delle voci di nonna e zia, tutti erano già svegli da un pezzo ma Tore avrebbe voluto rimanere sotto il piumone per non andare in ospedale a conoscere il nuovo arrivato. Fuori la neve aveva imbiancato il piccolo paese e lui voleva recarsi nella piazzetta della chiesa dove già i suoi amici si erano radunati grazie alle vacanze di Natale! Sorseggiando quella calda tazza di latte chiese alla nonna se suo padre fosse già arrivato , ma vide solo il cenno negativo del suo capo. Da quasi un anno l’uomo si era trasferito al nord per lavoro ed era rientrato solo per pochi giorni ad agosto e nella sua ingenuità il piccolo incolpava quel brutto pancione della mamma. Anche per questo non era contento di questa “cicogna” che stava arrivando. A malincuore, pensando ai suoi amici felici tra la neve, si incamminò con uno stuolo di parenti verso quel bianco caseggiato in cima alla salita, appena varcò la soglia sentì nelle narici quell’odore acre di disinfettante, non gli piacevano quei lunghi corridoi bianchi ma era piccolo e non poteva certo sottrarsi alla stretta di mano della sua nonna. Appena vide la mamma gli gettò le piccole braccia al collo e per un attimo scordò il motivo della visita, ma fu un secondo, nella stanza entrò una donna vestita di bianco con in braccio un bambolotto, almeno così sembrò a Tore o almeno lo sperava, ma il pianto del neonato lo riportò alla realtà. “Amore guarda cosa la mamma ti ha regalato per Natale “ Ma chi lo voleva pensò il piccolo – io desideravo un Robot. Quel fagottino era tra le braccia della sua mamma e con uno scatto lui si diresse verso la finestra pensando alla neve, allo slittino, alle risate dei suoi amici… ma una frase detta a denti stretti della zia lo incuriosì- ” Hai visto disse a una comare, come assomiglia a suo padre, bel guaio”
Anche Tore non aveva visto in quel fratellino i capelli rossi e le lentiggini di suo padre, il piccolo aveva la testina ricoperta da tanti riccioli neri e la sua pelle olivastra. Quella frase mai fu scordata, rimase impressa nella mente anno dopo anno, giorno dopo giorno, sempre nei suoi pensieri. Oggi a quarantatre anni di distanza ripensa a quel mattino di dicembre, rivede la neve bianca sulla strada dell’ospedale ed un brivido gli scorre lungo la schiena. La frase di sua zia lo portò nel tempo a capire tante cose , dall’allontanamento di suo padre a quel fratellino cosi diverso da lui. Oggi sotto quel caldo piumone ripensa al regalo che non aveva chiesto a al “Robot” rimasto su quello scaffale del negozio.

Toreultima modifica: 2022-10-05T16:14:55+02:00da cri1950
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