“spilloepushup ~ i maschi visti dall’alto di un tacco 12”

In rete ho trovato questo blog……e un solo commento W LE DONNE!!!!

Buona lettura amici

Cri


La tecnica del numero di telefono sbagliato: il maschio ci casca sempre

 

Questo è un modo infallibile di  rimorchiare. Me l’ha insegnato  la mia migliore amica  che – in fatto di accaparrarsi gli uomini non sbaglia mai. A dire il vero io l’ho testato una sola volta, circa dieci anni fa e quel che ne è uscito è assolutamente da raccontare. 

 

Di errori in gioventù se ne fanno tanti ma si riescono a vivere anche momenti di un divertimento a dir poco esaltante. Così è capitato che abbia incontrato – nel lontanissimo 2002 –  un calciatore della Fiorentina. Un tipo carino, faccia pulita, ruolo centrocampista. E non ricordo precisamente come ma vengo in possesso del suo numero di cellulare. 

 

Ovvio che non potevo semplicemente chiamarlo, sarei stata una delle tante ochette schiamazzanti che ruotano come pavoni di fronte al galletto pompato di turno. Ci voleva un’idea . Presto fatto. Andava testata la tecnica della mia amica Anita. Prendo il mio Nokia, mascherina blu, modello 8210. Era tanta roba nell’epoca in cui gli smartphone sembravano miraggi lontani, roba da Capitan Futuro. Scrivo il messaggio e invio. 

 

 

Lui risponde: “Forse hai sbagliato numero?”.

 

E certo tesoro, guarda che io solitamente sbaglio numero…come no?

 

E da lì inizia, con un pò di femminile furbizia, una lunga sequenza di messaggi sempre più divertenti. In poche parole, il pollo ci casca. Ci sentiamo al telefono e iniziamo una conversazione virtuale a suon di trin trin trin. Messaggini. Telefonate. Messaggini. Ancora telefonate. Lui mi dice di essere a Firenze per lavoro ma non mi rivela la professione. C’era da immaginarselo.

 

Un giorno decidiamo di vederci. 

 

Ci incontriamo a Novoli, di fronte a Blockbuster. Quando Blockbuster esisteva ancora. Lui arriva con la sua BMW grigia metallizzata, brillava nella notte. Ci salutiamo, ridiamo, un pò imbarazzati. Salgo nella sua auto e andiamo in un locale a Prato. Oddio posto peggiore non poteva trovarlo per il primo appuntamento. E già lì tesoro, tu che vieni dalle langhe desolate del nord,  mi deludi. Siamo a Firenze, una delle città più belle al mondo e mi porti a Prato, regno del tessile, dove ti giri ci sono capannoni e industrie? Mi perdi dieci punti in un secondo. Ma hai ancora tutta la notte per rifarti…aspettiamo mi dico.

 

Arriviamo a questo benedetto locale. Il proprietario del posto in questione è suo amico. Su questo non c’erano dubbi: i calciatori scelgono solo posti dove conoscono il proprietario così evitano di pagare il conto. Comunque ci sediamo e iniziamo a parlare, insomma il classico raccontami di te, che musica ascolti, quali sono i tuoi hobby e le solite cose banali di chi non sa cosa dirsi. 

 

Poi arriviamo alla parte migliore: “Che lavoro fai?”. E lì casca l’asino. 

 

Perchè lui mi guarda, sorridendo. Il gomito appoggiato al tavolo, il viso appoggiato alla mano, lo sguardo appoggiato sul mio decollete, ben sostenuto da un ottimo pushup. Irrinunciabile. Poi sbotta, quasi ridendo. “Secondo te.. io che lavoro faccio?”

 

Lo guardo. Gli volevo dire: “Tesoro mio che vieni dalla piena dell’Arno, io lo so benissimo che lavoro tu’ fai ma farò finta di non saperlo”. 

 

Rispondo: “Ma, non so. Che lavoro fai? Il rappresentante?”.

 

Lui scuote la testa. Prova a farmi capire…”No, no. Io lavoro di domenica”.

 

Faccio finta di spremermi le meningi come se fossero l’ultimo limone al mondo. Ribatto: “Di domenica…beh…sei un arbitro?”.

 

“No…hai sbagliato. Perchè hai detto l’arbitro? Ti piace il calcio?”.

 

Decido di distruggerlo in un nanosecondo: “Da morire, sono tifosa della Fiorentina, viola marcia”. 

 

“Ah, ecco”. Poi continua…”Insomma se non faccio l’arbitro…che lavoro potrei fare…di domenica”.

 

La mia faccia diventa in un attimo un’esplosione di stupore. “Ho capito!!!” – esclamo. 

 

E lui…”Allora l’hai capito eh…su…su ..che lavoro faccio?”.

 

“Il prete!!!!”. 

 

Lui a quel punto è delusissimo. “Ma come non hai capito che lavoro faccio? Mi hai anche detto che vai allo stadio…e non mi hai mai visto?”.

 

Io continuo a fare la stordita cronica. “Ma sei una maschera dello stadio?”.

 

A quel punto lo tocco nell’orgoglio…”E’ impossibile che tu non mi abbia visto…io nella Fiorentina ci gioco”. 

 

“Ah..ma davvero? Ci giochi? Ma tu mi prendi in giro! Tu non giochi nella Fiorentina…”

 

“Certo che gioco”. 

 

“E come ti chiami?”

 

Lui mi dice il suo nome.

 

E io…”Ah sììììì!!!!…adesso capisco perchè non mi ricordavo di te…stai sempre in panchina!”. 

 

Dopo quella sera, nonostante le sue ripetute telefonate e i suoi inviti, non l’ho più visto. Però quella sera la ricordo come una delle più divertenti della mia vita. Una di quelle nelle quali prendi l’uomo che hai di fronte e lo fai girare sopra un dito come una trottola impazzita. 

 

La tecnica Anita “sbaglio numero di telefono” aveva funzionato. Il resto no ma per quello – putroppo – non c’è tecnica che tenga, l’amore si sa ha bisogno di molto altro…e soprattutto deve stare lontano dai calciatori: “Spillo&PushUp” Docet. 

 

http://spilloepushup.wordpress.com

“spilloepushup ~ i maschi visti dall’alto di un tacco 12”ultima modifica: 2012-07-18T16:33:00+02:00da cri1950
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