” tratto da www.fiorentinanews.com Emiliano Mondonico a vent’anni per le strade di Rivolta D’Adda con….”

 

Oramai i miei amici sanno che tifo Mondonico e certo non tralascio gli articoli che parlano di mister Mondo. Proprio oggi ne ho letto uno divertente che parla di giocatori che tifano per la Viola e altri no ma che…….

L’articolo e’ tratto da Il Corriere Dello Sport ma riportato su www.fiorentinanews.com

 

Quella notte a Testaccio, richiamato dai cori da curva Sud, Totti uscì dal ristorante con una bottiglia e comincia brindare coi tifosi pazzi di gioia per lo scudetto. Si sparse la voce, la gente scese dalle macchine. Sembrava una leggenda metropolitana. Diventarono duecento, fecero le due di notte, tifando, abbracciando il Capitano, cantando Francesco uno di noi. E quelli dell’Inter? I vecchi della Curva Nord ricordano ancora quel ragazzino, il Walter: arrivava tutto intabarrato di nerazzurro e con i panini. Dovevano fermarne la foga sulla balaustra quando l’arbitro fischiava contro. Zenga, certo, Uno di noi. Buffon domani seguirà in tribuna Juve- Genoa: ha confessato di essere da sempre tifoso del Genoa. Uno di noi. O Uno di loro. Che importa? Quando i campioni andavano in curva. E c’erano le fucilate in porta, le prodezze della bidonville, i ragazzi molto bravi insieme a quelli molti scarsi. Eppure se c’una domanda che sembra un attacco alla privacy dei calciatori­proprio quella: tu per chi tifi? Allora si guardano attorno, poi ti rispondono piano o cercano parole neutre. Tutto il resto non­ è tabù, non lo è ­il futuro, non lo è ­il posto in squadra. Il sesso non è ­tabù. Cassano una volta disse di tifare per Michelle Hunziker a San Remo, mentre solo una volta ha confessato di essere interista. Anche la politica non­ tab: Abbiati­ per il Duce, Lucarelli per il Che. Il calcio ­un lavoro atipico, l’unico per cui si fa il tifo fin da bambini. Poi, quando si diventa calciatori si esce ufficialmente dagli spalti, il tifo passa in secondo piano, diventa passato, debolezza, a volte si teme il ricatto dei tifosi, mentre dovrebbero metterlo sulle figurine panini: squadra di appartenenza e squadra del cuore. Gilardino aveva il poster della Juve in camera, da ragazzo, eppure ha urlato come un matto sotto la Fiesole dopo averle segnato contro. Del Piero? Tifa Juve, come Montella e Roberto Mancini. Nesta­ per la Lazio, come Materazzi, Di Vaio e De Silvestri. Aquilani, De Rossi, Amelia sono della Roma. Stovini e Barzagli della Fiorentina. E i napoletani: Iezzo, Paolo e Fabio Cannavaro, Molinaro, Brienza, Foggia, Abate, Di Natale, Quagliarella. Corradi? Per la contrada del Bruco. Ma il tifo è ancora mistero, ricordi vaghi, un segreto diffuso, pia Roma che a Milano, in verità. Si porta dietro strani incroci: Pirlo e Pippo Inzaghi sono dell’Inter, Balotelli del Milan. Gli ex laziali Liverani e Peruzzi sono romanisti. Si porta dietro leggende: dopo un Lazio-Juve in cui non aveva fischiato un macroscopico fallo di mano in area bianconera, c’era chi giurava di aver visto l’arbitro, Pierluigi Collina giocare a tennis a Viareggio con Marcello Lippi, che allenava la Juve. Ah, ecco. Due anni fa, Collina ha confessato: Ebbene sì, tifo Lazio. Sempre stato così. Per esempio, Antognoni. Macchè Juve, dicevano, vedrai che andrà all’Inter. Perchè? Chiede sempre il risultato dell’Inter a fine gara. Ah sì, davvero? E chi te l’ha detto? Un amico di mio cugino che si fa tagliare i capelli dallo stesso barbiere del portiere dove abita l’Antonio. Ma va. Antognoni era, in realtà, del Milan. E andò al Losanna. Ma il tifo è anche maschera. Ibra, il giorno della presentazione all’Inter, disse­: Per me­ un sogno, sono interista fin da bambino. Uaaaaaah fu il commento divertito di Bosse Cronqvist, dirigente di Zlatan quando era bambino. E allora? Non tutti sono ancora pronti ad affrontare serenamente questa terribile domanda sul loro passato. Ma fintanto i club non aboliranno il pubblico, qualcuno continuerà a farvela. Ranieri­ per la Roma, Spalletti per la Fiorentina, Prandelli e Beretta sono vecchi tifosi del Milan, Allegri ama il Livorno, Zenga l’Inter, Mancini la Juve. Tranne Mourinho, che tifa per Mourinho, guardando gli allenatori del campionato ­cosdifficile far coincidere la fede calcistica con quella professionale. Davide Ballardini, invece, ­ uno juventino pentito: ­Da ragazzo, come ogni buon romagnolo, tifavo per la Juventus – ha confessato il tecnico del Palermo – era la Juve di Bettega, Anastasi, Furino e Zoff. Poi nella sua vita di tifoso avvenne uno strappo: la notte dell’Heysel, 1985. ­Quando vidi i giocatori scendere in campo e giocare come se niente fosse, dopo tutti quei morti sugli spalti… non mi piacque, ci rimasi malissimo­ . Adesso Ballardini – che ha preso il posto di Colantuono, romanista – vi risponderche tifa per il Palermo, ovviamente, come la maggior parte degli allenatori che alla domanda – la sua squadra del cuore? – risponde: quella che alleno. Delio Rossi, per esempio, dice Lazio, anche se qualcuno giura – siamo a questo – che da bambino forse tifava per il Milan. Un altro romagnolo, l’ex allenatore del Bologna, Daniele Arrigoni, divenne, invece, tifoso dell’Inter per ripicca: ­Da bambino ero circondato da milanisti e juventini, allora scelsi i nerazzurri­. Il tifo come ribellione: Emiliano Mondonico a vent’anni giù per le strade di Rivolta d’Adda con la macchina verniciata di viola per festeggiare il secondo scudetto della Fiorentina. In realtà, la storia recente ha dimostrato che un allenatore troppo tifoso non è ­mai riuscito a far bene con la squadra del cuore: Mondonico venne esonerato a Firenze; Zaccheroni fallì con la sua Inter e Mazzone ha più sofferto che gioito con la Roma. Forse in panchina si portano troppe responsabilità, forse si confondono i ruoli, forse erano solo scelte non azzeccate. Le cose vanno molto meglio quando si occupa il ruolo di dirigente o di presidenti, dove servono soldi e idee chiare: se Obama ha confessato di essere tifoso del West Ham; l’uomo dei trionfi planetari del Milan, Silvio Berlusconi, ­ stato, in realtà, interista (nonostante continui a negarlo per ragioni di marketing), mentre Galliani – prima di approdare al Milan – era juventino, anche se lo nega. Lui precisa di essere stato solo tifoso del Monza.

 

 

 

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