” Teresa,casa mia addio”

 

Dolce quella vecchietta. Con il bastone che le sorregge le gambe stanche. Cammina lentamente lungo il vialetto che conduce al giardino della sua nuova dimora. Da pochi giorni ha lasciato quella bella casa che si affaccia sull’Arno. Lì aveva trascorso quasi sessant’anni di vita. Oggi alle soglie dei novantasei anni aveva optato per una dimora consona alla sua veneranda età e alla sua quasi solitudine. Teresa era una piccola donna minuta, grandi occhi azzurri. I capelli bianchissimi raccolti da una veletta oramai demode’.Lunghe e scarne le mani. Al dito un antico anello di brillanti con un grande smeraldo. Le cinge il polso un braccialetto anni 50. Tornati oggi di gran moda. Il suo camminare elegante, la sua voce così pacata le danno un’aria aristocratica.Teresa era nata ai primi del 900. Sua madre era stata per molti anni la governante di una conosciuta famiglia altolocata del piccolo paese ai piedi dell’appennino.Si occupava della dimora di campagna, dove il padrone si recava esclusivamente durante il periodo della caccia. Fù proprio in una di quelle notti che il “Conte” solo e alticcio rubò a quella donna la sua verginità. Il fato ? Il destino? Chissà. Ma da quella notte Teresa inizio il suo cammino verso la vita. Sua madre dovette abbandonare il lavoro. E con la “buonuscita “data dal conte, per quella bimba che mai avrebbe riconosciuto, riuscì a farla crescere e studiare. Quelle due fragili donne sole riuscirono a sopravvivere alla solitudine che la società aveva loro inflitto. Teresa dopo il diploma trovò lavoro presso uno studio legale nel centro della città. Aveva vent’anni e tanta voglia di vivere. In pochi anni quella timida ragazzina riuscì ad occupare la scrivania della vecchia segretaria dell’avvocato giunta alla meritata pensione. Nella sfera privata i cambiamenti tardavano ad arrivare. L’esperienza vissuta dalla madre l’avevano fatta crescere con un ostilità innata verso l’altro sesso.C’era un solo uomo con il quale riusciva a parlare e confidarsi. L’avvocato, quel uomo così, pacato, gentile, dai modi quasi paterni. Quella figura che Teresa non aveva mai avuto la fortuna di avere accanto e che ora vedeva in lui. Il fato? Il destino? A Teresa in una sera d’estate non venne rubata la verginità.Teresa si donò a quell’uomo che le aveva dimostrato amore.A quell’uomo che sapeva ascoltarla, che riusciva a farla sorridere.Da quella notte non cambiò molto la sua vita. Durante il giorno perfetta segretaria, di notte amante segreta. Come la madre concepì un figlio. Un figlio che come lei porterà solo il suo cognome. A differenza di sua madre Teresa rimase seduta alla sua scrivania. Rimase a lavorare fino al suo pensionamento. L’avvocato seguì come un ombra grigia la vita di quel figlio che mai lo avrebbe potuto chiamare babbo. Carlo si laureò in economia e commercio e trovò grazie al suo santo protettore un solido e sicuro lavoro in una banca privata. Quarant’anni di vita che trascorse in casa con le sue uniche due donne che lo facevano sentire un principe. Carlo per il suo lavoro era spesso invitato ai vari seminari sparsi per l’Italia  . In uno di questi conobbe Marisa. Anche lei figlia unica. Viveva con i vecchi genitori a Venezia e lavorava presso una banca di Mestre………

 

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” Teresa,casa mia addio”ultima modifica: 2008-03-12T12:35:00+01:00da cri1950
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